e nei versi di Mario Luzi…
A nuoto in Val d’Orcia
Se 3 milioni di anni fa aveste voluto visitare la Val d’Orcia, avreste dovuto farlo nuotando.
Possiamo capirlo dalla presenza di numerosi resti fossili di animali marini e conchiglie. Ma come siamo arrivati al suggestivo paesaggio odierno?
A causa dei movimenti tettonici i terreni sono emersi e quello che un tempo era un fondale oceanico è divenuta una delle valli più belle del mondo (lo so, ho esagerato!!), disegnata, modellata ed erosa dal Fiume Orcia e dalle acque correnti superficiali…
Protagonista, l’uomo
Ma c’è un altro artista paesaggistico che ha contribuito a rendere il territorio della val d’Orcia un’icona di bellezza: l’uomo, che ha saputo addolcirlo e sfruttarlo in modo sostenibile coniugando conservazione e tutela con lo sviluppo.
Il paesaggio collinare è interrotto da tre rilievi che emergono dalla valle: Il Monte Amiata ed il rilievo di Radicofani (vulcani ormai inattivi) e il Monte Cetona.
La sorpresa nel pollaio: l’eremo
Un contadino della zona, pensando di comprare un semplice pollaio, si è ritrovato tra le mani un inestimabile tesoro. Ripulendo la struttura sono state scoperte delle caverne scavate nell’arenaria, una roccia di origine marina. Si tratta di un eremo diviso in due parti. Quella superiore era dedicata alla Madonna del latte, dove le donne durante la gravidanza si recavano per portare dei doni ai frati, in cambio della loro preghiera in buon auspicio dell’allattamento. La parte inferiore era riservata alla vita dei frati, che si sono insediati lì fino alla seconda metà del 1800.
In prossimità dell’eremo, possiamo osservare ciò che rimane della cava Barbieri, dalla quale è stata estratta tutta l’arenaria servita per la costruzione degli edifici della città di Pienza.
Qui sono stati ritrovati resti di nostri antenati, risalenti ad epoche diverse, tra cui vasetti di ceramica cardiale cioè decorati con le conchiglie di molluschi bivalvi appartenenti alla famiglia Cardiidae usate come stampo per l’ornamento.