Teatro dei Varii, gioiello di architettura Settecentesca ma di origini antichissime
Prima ospizio e poi rifugio dei Santi Faustino e Giovita, perseguitati nel II secolo d.C., nel corso del tempo questo spazio è diventato ospedale lungo la Via Francigena e, successivamente, ritrovo di intrattenimenti musicali, teatrali e letterari dell’Accademia dei Varii che acquisì i locali verso la metà del 1700 trasformando gli spazi interni in teatro in muratura.
La struttura
Nascosto all’interno di un palazzo con facciata gotica in mattoni ornata di finestre a bifora e loggiato – frutto del lavoro di recupero del poliedrico colligiano Antonio Salvetti – dall’esterno non si direbbe che oltre la porta a vetri si nasconde un teatro…ma una volta entrati si rimane incantati dallo spazio interno raccolto, con tre eleganti ordini di palchetti e il ridotto al piano superiore.
Non ci sono notizie sicure della vita e della morte della Santa: oltre all’incerta data di nascita, a cavallo tra il III e il IV secolo d.C., sappiamo che Caterina era una bella giovane egiziana figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima.
Una leggenda narra che persuase un gruppo di retori, inviati dall’imperatore per convertirla, ad aderire alla fede cristiana.
Inoltre, dopo il rifiuto di una proposta di matrimonio dello stesso imperatore, Caterina fu condannata a morte; la ruota dentata su cui si sarebbe dovuta consumare la pena capitale si ruppe (attributo della santa insieme al libro, la palma del martirio e la spada) e fu quindi decapitata; si dice che dalla ferita mortale sgorgò latte, simbolo della sua purezza, anziché sangue.
È oggi patrona di teologi, filosofi, studenti dell’Università di Siena, delle sarte, degli artigiani e in generale dei mestieri che hanno a che fare con la ruota ad esempio ceramisti e lanaioli.
Marziale di Limoges, conosciuto come san Marziale, era un vescovo missionario della chiesa cattolica. Nel corso della sua storia ha compiuto molti viaggi al fine di evangelizzare e predicare la Bibbia.
Perché è proprio San Marziale il Santo Patrono di Colle Val d’Elsa?
La leggenda di San Marziale.
In una delle leggende collegate alla sua biografia si racconta che Marziale, uno dei settantadue discepoli di Cristo, non solo avesse assistito a diversi miracoli di Gesù, ma fu inviato da San Pietro presso l’Aquitania, per convertire i galli. Durante il viaggio si fermò assieme ai suoi compagni presso Gracciano d’Elsa. Qui Austricliniano, uno di loro, morì. Marziale andò a Roma per avvisare Pietro dell’accaduto. Egli diede il suo bastone al santo e gli disse: “Adagialo sul corpo del defunto”. Marziale fece come ordinato e Austricliniano si risvegliò. Poiché ha compiuto il suo primo miracolo nei pressi di Colle, ne è diventato il patrono.
Il culto di San Marziale
San Marziale di Limoges è il santo patrono di Colle Val d’Elsa e viene festeggiato in città il primo luglio di ogni anno.
La chiesa di San Marziale
La chiesa di San Marziale si trova nei pressi del fiume Elsa, nella frazione di Gracciano dell’Elsa. Secondo la tradizione la chiesa è stata costruita esattamente nel luogo dove sorgeva la tomba di Austriciliano, resuscitato proprio da Marziale di Limoges.
Sul fianco destro dell’Oratorio di Gesù, Giuseppe e Maria della Compagnia della Morte, troviamo l’ingresso alla Cripta, o Confraternita della Misericordia, alla quale si accede attraverso una ripida scalinata che conduce ad un ambiente dove è possibile vedere la ‘buffa’ e la ‘cappa’, le vesti dei fratelli della Misericordia.
Qual era lo scopo della cripta?
La costruzione della cripta doveva risolvere il dislivello creatosi in seguito ai lavori di ingrandimento del Duomo, dopo l’elevazione di Colle a sede vescovile, con la predisposizione di alcuni locali tra cui anche l’Oratorio di Gesù, Giuseppe e Maria anche conosciuto come Cripta della Misericordia.
Come si presenta all’interno?
L’ambiente si presenta a una sola navata con tre altari, quello principale commissionato da Lorenzo Lepri.
Le pareti di ingresso sono decorate con affreschi rappresentanti quinte architettoniche, attribuite a Pietro Anderlini e scenari paesaggistici dove sono anche riconoscibili luoghi simbolo di Colle, come la Porta Nuova.
Gli affreschi delle volte delle campate rappresentano invece ‘Inferno, Purgatorio e Paradiso’, ossia il percorso del defunto nei regni dell’aldilà. Questi soggetti sono legati alle attività della Confraternita della Misericordia, fra le più antiche forme di volontariato, che qui aveva sede: la sepoltura dei morti e la preghiera per essi.
La morte: forza onnipotente
Ritroviamo l’iconografia della morte negli affreschi delle pareti del presbiterio. Lo scheletro di sinistra calpesta una corona reale, un cappello cardinalizio e una tiara papale a significare che nemmeno il più grande potere sarà risparmiato dalla morte. Lo scheletro di destra invece rappresenta l’inutilità della fama e della gloria terrena rappresentate da un elmo, uno spartito musicale e da del denaro calpestati.
Sull’altare maggiore, infine, è presente una tela di Annibale Mazzuoli che rappresenta la Madonna con i santi Rocco, Lucia, Giuseppe e Alberto.