In una nicchia del tunnel che porta all’ascensore che collega il il terzo del Piano al terzo del Castello in Colle Alta è stata collocata Red Girl, la bambina vestita di rosso sotto una pioggia di lampadine in cristallo soffiato creata da Kiki Smith, invitata nel 2010 ad esporre nell’ex spazio UMoCA da Cai Guo-Qiang, direttore e curatore delle mostre.
Perché si trova qui?
Per l’occasione Kiki Smith ha scelto di esporre tre delle giovani donne protagoniste di Pause – un lavoro presentato in Giappone (DMoCA) – inserite in questi suggestivi ambienti illuminati da una moltitudine di lampadine ingrandite in cristallo soffiato. Al termine del progetto UMoCA, ogni bambina è stata donata ad un Comune della Val d’Elsa: Yellow Girl a San Gimignano, Blue Girl mentre Red Girl è rimasta in sito.
Porta Nuova (chiamata anche Porta Volterrana o Porta Salis per ricordare l’abbondante importazione di salgemma) è una delle porte che consentivano l’accesso al borgo medievale di Colle di Val d’Elsa.
Al pellegrino che in tempi più antichi percorreva la strada che da Volterra porta a Colle di Val d’Elsa, la vista della maestosa e imponente Porta, con i suoi grandi torrioni cilindrici, doveva certamente apparire in tutta la sua monumentalità, quale emblema della bellezza e dell’importanza della città.
La porta volterrana fu ricostruita, insieme al circuito murario quattrocentesco della città, dagli architetti fiorentini Cecca, Francione e Giuliano da San Gallo, in luogo della più arretrata porta di Selvapiana, distrutta dalle truppe alleate dei senesi durante l’assedio del 1479.
La costruzione, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento solo parzialmente originaria, rappresentava quindi la centralità del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena. Sui bastioni dal profilo circolare si aprono due bocche da fuoco per alloggiare i cannoni a difesa di questo importante luogo di passaggio.
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2002, al recupero del fossato difensivo e, nel 2004, all’inserimento al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce la connessione storica fra la città e i suoi abitanti.
La piazza centrale di Colle di Val d’Elsa è stata interessata da un importante intervento di modernizzazione cui ha partecipato il team di artisti formato da Daniel Bauren, Bertrand Lavier, Alessandra Tesi e Lewis Baltz, coordinati da Jean Nouvel.
Lewis Baltz in particolare ha lavorato sulla parte occidentale della Piazza, lungo via Mazzini, concentrando il suo lavoro sulla riscoperta della gora: il canale che fiancheggia interamente via Mazzini è stato aperto alla vista e coperto con un grigliato metallico che ne permette l’attraversamento.
La poetica di Lewis Baltz
Le opere del fotografo statunitense si trovano nei musei di New York, San Francisco Helsinki e molti altri.
Ha pubblicato inoltre vari libri, come per esempio “The New Industrial Park” ” San Quentin Point” e “Candlestick Point”, testimonianze degli interventi dannosi dell’uomo e della tecnologia distruttiva.
La riqualificazione di una parte della Piazza di Colle è stato uno tra i suoi ultimi progetti, nel quale ha riscoperto l’elemento acqua. Fermamente convinto che l’acqua sia un forte elemento di attrazione – come le fontane, le piscine, le rive e il lungomare che risvegliano per Lewis Baltz i sensi della vista e dell’udito – l’artista ha sfruttato la gora che scorre nel sottosuolo di Piazza Arnolfo di Cambio sottolineandone anche l’importante ruolo che essa ha rivestito per la storia e l’economia della città.
L’artista torinese Maria Luisa Truccato, nota come Marisa Merz, esordì nel 1966 esponendo nel suo studio di Torino sculture di lamine di alluminio. A Colle di Val d’Elsa, nel 2002, per “Arte All’Arte”, decise di lavorare su un bastione rinascimentale poi adattato a cisterna, una struttura in Colle Alta dalle dimensioni contenute che somiglia ad un fortino militare e che sembra proteggere qualcosa di prezioso al suo interno.
La porta di accesso della cisterna
L’artista decise di sostituire la porta di legno della cisterna con una in rame, materiale prediletto dall’artista per i suoi lavori. In questo modo la porta poteva riflettere i raggi del sole e diventare un punto luce della città; un elemento in grado di alludere simbolicamente al passaggio tra ciò che è visibile e non, tra ciò che si può vedere senza particolare attenzione e ciò che richiede una più attenta osservazione.
Non ci sono notizie sicure della vita e della morte della Santa: oltre all’incerta data di nascita, a cavallo tra il III e il IV secolo d.C., sappiamo che Caterina era una bella giovane egiziana figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima.
Una leggenda narra che persuase un gruppo di retori, inviati dall’imperatore per convertirla, ad aderire alla fede cristiana.
Inoltre, dopo il rifiuto di una proposta di matrimonio dello stesso imperatore, Caterina fu condannata a morte; la ruota dentata su cui si sarebbe dovuta consumare la pena capitale si ruppe (attributo della santa insieme al libro, la palma del martirio e la spada) e fu quindi decapitata; si dice che dalla ferita mortale sgorgò latte, simbolo della sua purezza, anziché sangue.
È oggi patrona di teologi, filosofi, studenti dell’Università di Siena, delle sarte, degli artigiani e in generale dei mestieri che hanno a che fare con la ruota ad esempio ceramisti e lanaioli.
Lungo il perimetro esterno delle mura del Bastione si trova una colonna di marmo, quasi completamente interrata, di cui si vede solo la parte superiore.
L’opera, realizzata nel 1998, è dell’artista ucraino Ilya Kabakov e sulla sua estremità è scolpito un libro aperto con il seguente testo in bassorilievo:
'Ho sostenuto il tempio con la mia altezza Il tempio è stato crudele e non resta di me che metà Gli anni fuggiranno via e sarò totalmente coperta dalla terra E tu, camminandomi sopra, non ti accorgerai neppure dime'.
Questa scultura deve la sua peculiarità al fatto che evoca due diverse epoche, entrambe distanti dalla nostra ed entrambe lontane nella storia:
la colonna rimanda ai resti di epoca antica;
il bassorilievo del libro e il testo, con la funzione di epitaffio, rimandano invece al clima del Romanticismo.
Acquista molta importanza anche il luogo scelto per la scultura: la parte alta della città, un luogo poco frequentato sia dai residenti che dai turisti, da dove lo sguardo si apre sul paesaggio toscano.
Inoltre, anche l’isolamento dell’opera è del tutto relativo, visto che il percorso che conduce i visitatori alla colonna è una stretta viuzza lastricata sopra cui si erge un bastione in pietra che prende il nome da Sapia Salvani, personaggio storico citato da Dante.
Il Baluardo di Colle, che dà il benvenuto ai turisti con un punto panoramico invidiabile, è raggiungibile tramite un passaggio realizzato riutilizzando un vecchio rifugio antiaereo (lungo 60 metri) risalente alla seconda guerra mondiale, che conduce all’impianto di risalita realizzato dalla società Syntagma, con la collaborazione dell’Atelier dell’architetto Jean Nouvel.
I due ascensori
Al termine di questa galleria è stato realizzato un tunnel verticale, al centro del quale è stata collocata una coppia di ascensori.
L’impianto di Risalita, dalla sua riapertura, è stato utilizzato da molti cittadini, curiosi di scoprire quest’opera che permette di raggiungere la parte medievale di Colle di Val d’Elsa, entrando nel cuore del bastione del Baluardo.
Il palazzo Usimbardi si trova in via Gracco del Secco e fu costruito con le sovvenzioni della famigliaUsimbardi, un’importante famiglia legata ai Medicei cui appartenne il primo Vescovo di Colle.
Edificazione:
I lavori di costruzione iniziarono nel marzo del 1592 e l’edificio fu ultimato nel febbraio del 1596.
La facciata del palazzo, nonostante un restauro novecentesco ad opera dello scultore Antonio Salvetti, conserva integri i caratteri originali, infatti presenta un portale bugnato affiancato da finestroni inginocchiati e sia al piano superiore che all’ultimo piano si trovano otto finestre rettangolari.
Su di essa sono ancora visibili uno stemma mediceo e una lapide che ricorda che dopo l’estinzione della famigliaUsimbardi il palazzo è passato prima nelle proprietà dellafamiglia Bertini e, successivamente, dell’importante famiglia Luci, già proprietaria di altri edifici nella parte alta della cittadina.
Sotto la gronda si trovano l’alloggio di una campanella e una carrucola che secondo alcuni storici si possono ricondurre alla funzione pubblica di Palazzo della Giustizia che l’edificio ha avuto.
L’area Boschi, che sorge accanto alla centrale piazza Arnolfo di Cambio nella parte bassa di Colle, era un tempo occupata dalla fabbrica di cristallerie e vetrerie Schmidt, poi Boschi, di cui possiamo ancora oggi osservare una ciminiera e da una struttura che ha svolto diverse funzioni.
La Storia della Cartiera
La struttura della Cartiera nasce dall’unione, nel 1100, di due edifici, uno dei quali era il lazzaretto chiamato “Spedale” – da qui il nome storico “Cartiera Lo Spedale”.
Nel 1427divenne la più importante cartiera della città e, in seguito, una tipografia che rimase attiva fino al 1978.
Il mantenimento di questa fabbrica fu garantito dalle “gore” che incanalavano le acque del fiume Elsa in piccole condutture (ancora visibili) e azionavano le teste del “mazzuolo” per la lavorazione della carta. La manifattura raggiunse il suo apice con la produzione della “carta per francobolli” esportata poi in Europa ed in Nord Africa.
La cartiera al giorno d’oggi
A partire dall’anno 1978 fu avviato un attento processo di recupero della struttura che ha portato alla sua trasformazione in hotel all’interno del quale sono ancora visibili gli spazi della vecchia cartiera: al primo piano le stanze un tempo utilizzate per il conteggio delle bobine prodotte e, nei piani superiori, gli spanditoi: grandi spazi interni utilizzati per asciugare i fogli di carta.
Il Palazzo San Lorenzo si trova vicino al Museo San Pietro in via Gracco del Secco, la via che conduce a Porta Nuova.
Venne edificato dai signori Usimbardi, una famiglia molto potente e influente che diede i natali al primo vescovo della città.
Quando fu inaugurato, nel 1635, era concepito come struttura ospedaliera.
Un ospedale che cambia nel tempo
Il Palazzo San Lorenzo con il passare del tempo ha subito varie ristrutturazioni:
Nel 1638, grazie alla dinastia Usimbardi, l’ospedale fu ingrandito per renderlo accessibile alle classi meno benestanti e fu dotato di una farmacia che distribuiva gratuitamente i medicinali ai più bisognosi.
Nel 1641 la donazione di una certa Bartolommea detta la “Lombarda” permise un ulteriore ampliamento della struttura ospedaliera.
Nel 1789 il granduca Pietro Leopoldo decise di ampliare ulteriormente la struttura ospedaliera, come testimonia una lapide ancora visibile posta sopra il portone d’ingresso.
Dal 1950 al 1970 gli spazi interni furono ingranditi, la cappella fu distrutta, spostata e ricostruita nella parte posteriore della struttura.
Da ospedale a hotel con SpA
Se oggi avete voglia di visitare l’ospedale Palazzo San Lorenzo ne rimarrete sorpresi perché quest’edificio è cambiato: è diventato un elegante centro benessere SPA.
Palazzo San Lorenzo
Interno del Palazzo San Lorenzo
Vista da una delle finestre di Palazzo San Lorenzo