La Banca Rossa, progettata da Giovanni Michelucci nel 1973, fu realizzata nel 1983 al posto del lanificio che era stato costruito da Antonio Salvetti in stile neogotico.
La struttura, con i suoi cinque piani sostenuti da pilastri di metallo di colore rosso minio che si innalzano da murature in pietra locale, risulta davvero particolare. La combinazione di pietre e assi metallici forma infatti un suggestivo reticolo che si apre su una piazza aperta, cuore dell’edificio.
Banca rossa frammento della “nuova città”
Nel complesso l’opera risulta come un frammento di quella moderna idea della “Nuova città” da progettare e a cui dare forma e si presenta come un luogo aperto alla collettività. Michelucci voleva infatti una “banca come luogo d’incontro e di scambio”.
Gli spazi percorribili – esterni e interni (piazza coperta, scale, terrazze, belvedere) – conferiscono alla struttura un senso di luogo aperto. Colpisce l’alternanza delle parti solide e compatte in muratura con gli spazi vuoti tra le geometrie del grande telaio in acciaio smaltato e gli spazi sospesi.
Tradizione e innovazione
L’ accostamento fra materiali moderni (acciaio rosso minio) e materiali della tradizione consente di realizzare un edificio che interpreta il linguaggio contemporaneo, ma nello stesso tempo affonda le radici nella storia del luogo.
L’architetto è riuscito, grazie alla grande piazza coperta, a strutture metalliche e alla pietra locale, ad abbandonare il concetto di edificio chiuso e a realizzare uno spazio più vicino alla quotidianità cittadina.
Sul fianco destro dell’Oratorio di Gesù, Giuseppe e Maria della Compagnia della Morte, troviamo l’ingresso alla Cripta, o Confraternita della Misericordia, alla quale si accede attraverso una ripida scalinata che conduce ad un ambiente dove è possibile vedere la ‘buffa’ e la ‘cappa’, le vesti dei fratelli della Misericordia.
Qual era lo scopo della cripta?
La costruzione della cripta doveva risolvere il dislivello creatosi in seguito ai lavori di ingrandimento del Duomo, dopo l’elevazione di Colle a sede vescovile, con la predisposizione di alcuni locali tra cui anche l’Oratorio di Gesù, Giuseppe e Maria anche conosciuto come Cripta della Misericordia.
Come si presenta all’interno?
L’ambiente si presenta a una sola navata con tre altari, quello principale commissionato da Lorenzo Lepri.
Le pareti di ingresso sono decorate con affreschi rappresentanti quinte architettoniche, attribuite a Pietro Anderlini e scenari paesaggistici dove sono anche riconoscibili luoghi simbolo di Colle, come la Porta Nuova.
Gli affreschi delle volte delle campate rappresentano invece ‘Inferno, Purgatorio e Paradiso’, ossia il percorso del defunto nei regni dell’aldilà. Questi soggetti sono legati alle attività della Confraternita della Misericordia, fra le più antiche forme di volontariato, che qui aveva sede: la sepoltura dei morti e la preghiera per essi.
La morte: forza onnipotente
Ritroviamo l’iconografia della morte negli affreschi delle pareti del presbiterio. Lo scheletro di sinistra calpesta una corona reale, un cappello cardinalizio e una tiara papale a significare che nemmeno il più grande potere sarà risparmiato dalla morte. Lo scheletro di destra invece rappresenta l’inutilità della fama e della gloria terrena rappresentate da un elmo, uno spartito musicale e da del denaro calpestati.
Sull’altare maggiore, infine, è presente una tela di Annibale Mazzuoli che rappresenta la Madonna con i santi Rocco, Lucia, Giuseppe e Alberto.
Un sentiero immerso nel fascino dei paesaggi toscani
Il parco fluviale dell’Alta Valdelsa è un’opera storica e naturalistica di un’affascinante bellezza, resa possibile solo grazie alle acque del fiume Elsa che scorrono in questi luoghi.
Lo scopo di questo parco è quello di proteggere e tutelare l’ambiente ed evitare il degrado.
Come si presenta questo parco fluviale?
Il parco è anche un interessante itinerario lungo attualmente 4 km (andata e ritorno) che porta il nome di “SentierElsa”.
Il percorso inizia dal ponte di San Marziale a Gracciano per finire sotto all’attuale ponte di Spugna. È possibile attraversare il fiume grazie all’ausilio di appositi ponticelli di roccia e funi legate tra una sponda e l’altra.
Non è però solo la natura a farla da padrone, qui infatti troviamo anche alcune opere di ingegneria idraulica come la Steccaia e il Callone Reale. Queste due opere risalgono al periodo medievale e servivano entrambe per raccogliere l’acqua destinata a diversi scopi come alimentare mulini e cartiere.
La Steccaia bloccava l’acqua del fiume, mentre il Callone regolava l’afflusso di questa nei canali che scorrevano verso la città (le Gore).
Proseguendo con il percorso troviamo una cascata di 15 metri chiamata “Diborrato”, che forma a sua volta un lago profondo 10 metri. Incontriamo, poi, la Grotta dell’Orso così chiamata perché ricorda la forma dell’omonimo animale.
Altrettanto suggestivi sono anche punti come: la “Conchina”, il Masso bianco, la “Nicchia” (soggetto di un quadro di Antonio Salvetti conservato nel Museo San Pietro) e la “Spianata dei Falchi”.
Un tuffo nelle acque color turchese
Ma è possibile immergersi nelle acque del fiume Elsa? Certo! Durante il tragitto, di fatti, ci sono zone in cui è perfetto a fermarsi a fare un bagno e rinfrescarsi durante le calde giornate d’estate, inoltre vi sono persino delle vasche naturali dove potersi tuffare.
La caratteristica principale di queste acque è senza alcun dubbio il loro colore unico e mozzafiato: di fatti, sono di un bellissimo color turchese, dovuto alla particolare conformazione delle rocce calcaree che vi si trovano.
Attività e relax nella natura
Questa oasi di pace nel bel mezzo delle campagne toscane non è perfetta solo per attività di balneazione, ma lo è anche per delle passeggiate, per il trekking, per i pic-nic e per attività un po’ più movimentate come il rafting.
La cosa bella di questo percorso è che è adatto anche a famiglie con bambini piccoli, infatti chiunque vi può praticare il trekking in piena sicurezza e tranquillità (ovviamente non con il passeggino).
Vi sono, infine, aree verdi nelle quali è possibile stendere una tovaglia e riposarsi mangiando un bel panino! L’importante è tenere pulito questo magico posto.
Il museo simbolo della città di Colle di Val d’Elsa, la maggiore produttrice di cristallo in tutta Italia.
Collocazione
Il Museo del Cristallo, che attualmente è chiuso per lavori di ristrutturazione, si sviluppa in uno spazio sotterraneo nella cosiddetta ‘Area Boschi’, nella parte bassa di Colle, vicino a Piazza Arnolfo. La denominazione dell’area deriva dal nome della Vetreria Boschi costruita al posto della precedente vetreria Schmidt e di cui rimane una ciminiera.
Esposizione
L’esposizione illustra la storia della produzione del cristallo, partendo dalle origini della produzione vetraria, con alcuni reperti di etàmedievale che risalgono al XIV secolo, per arrivare alle fabbriche impiantate nel XIX secolo a Colle di Val d’Elsa, con interessanti oggetti di design di Joe Colombo, Angelo Mangiarotti, Cini Boeri e Moataz Nasr, con la sua l’installazione ‘Tears’. A concludere questa raccolta, simbolo del ruolo che Colle di Val d’Elsa svolge nel mercato internazionale del settore, producendo oggi, infatti, il 95% di tutto il cristallo d’Italia e quasi il 15% di quello mondiale, c’è una sorta di “foresta di cristallo“. Quest’ultima è un’interpretazione scenografica delle emozioni evocate dal materiale a cui il museo è dedicato.
Un piccolo ‘gioiello’ che permette di conoscere ancora meglio la storia di Colle di Val d’Elsa.
La collezione del Museo San Pietro nasce dalla fusione delle opere del Museo Civico e del Museo Diocesano con la collezione del Conservatorio San Pietro, la collezione di Walter Fusi e quella di Romano Bilenchi.
Il Museo Diocesano
Il percorso espositivo ripercorre la storia della città attraverso l’arte: al primo piano, con il Museo Diocesano, abbiamo l’esposizione di opere d’arte sacra che rappresentano il processo di fede in Val D’Elsa dalle origini alla nascita della Diocesi di Colle. Sono presenti delle opere appartenenti alle chiese o agli istituti di Colle e del suo territorio.
Il Museo Civico
Di seguito troviamo la raccolta del Museo Civico che si distingue in quattro sale. Le sale ospitano le collezioni civiche di opere risalenti al XIX e al XX sec.
Tra Otto e Novecento, infatti, a Colle nacque una scuola pittorica di rilievo intorno a Antonio Salvetti, artista poliedrico che ha lasciato un’impronta profonda nella cultura figurativa colligiana del xx secolo.
Antonio Salvetti, La lettura, 1894
Il Conservatorio San Pietro
Il reliquiario con la testa del Battista
Successivamente entriamo nelle sale che ospitano la collezione del Conservatorio San Pietro, che fu edificato nel 1604 da Pietro Usimbardi su progetto di Vasari. Dotato di clausura, chiostro, refettorio e dormitorio, l’attuale complesso, ampliato con due chiostri, finì per inglobare anche parte della cinta muraria della città.
La Collezione Fusi
Al primo piano del Museo, possiamo ammirare anche alcune sale dedicate al pittore colligiano Walter Fusi che partendo dalla tradizione accademica fiorentina si avvicinò, con le ultime opere, all’astrattismo.
La Collezione Bilenchi
Infine, dopo aver visitato la sala delle sculture al piano terra troviamo la collezione di libri, stampe e tele di Romano Bilenchi, scrittore, letterato ed intellettuale colligiano la cui collezione venne data al Comune di Colle Val d’Elsa per mano della moglie Maria Ferrara.