Il palazzo, ora sede dell’Ufficio Turistico, risale al XIII-XIV secolo, si sviluppa su due piani collegati da una scala esterna e le sue pareti esterne sono decorate con affreschi. Interessante è la decorazione tardo quattrocentesca della facciata, con la rappresentazione a graffito dello stemma del Comune – in elaborati festoni retti da putti – e lo stemma mediceo all’angolo.
La chiesa di Sant’Agostino domina con la sua caratteristica facciata la piazza omonima. L’edificio è stato edificata nel 1305, trasformato nel 1521 da Antonio da Sangallo il Vecchio e sistemata nei secoli successivi; per questo motivo sono visibili i diversi stili gotico e rinascimentale.
L’esterno
Il risultato dei diversi interventi sulla struttura è evidente già nella facciata che nella parte inferiore presenta unaparete in pietra serena tipica rinascimentale, mai terminata, nella quale si apre un portale strombato con una lunetta ogivale in stile gotico e sopra quest’ultima si trova un piccolo rosone circolare, inserito nella pietra arenaria con cui è realizzata la metà superiore della facciata.
Il campanile
Il campanile, in stile neogotico, è stato costruito nel 1900 su progetto di Antonio Salvetti. Partendo dal basso presenta tre ordini di aperture: monofore, bifore e trifore.
L’interno
La pianta della chiesa è a croce latina e lo spazio interno è stato suddiviso nel XVI secolo in tre ambienti, delimitati da una doppia fila di sette colonne che reggono archi aperti verso le navate minori.
La navata centrale e il transetto sono coperte da volte a crociera in corrispondenza degli archi e delle relative finestre. Dietro al presbiterio si apre un’abside quadrangolare alla cui destra si trova la cappella Bertini.
Opere d’arte nella chiesa
L’interno della chiesa conserva importanti opere d’arte tra le quali, nella navata destra:
la tavola con la Madonna col Bambino del XV secolo attribuita a Taddeo di Bartolo.
la tela del XVI secolo con il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria di Giovan Battista Pozzo.
una Pietà con Santi di Ludovico Cardi detto il Cigoli nella cappella Bertini.
Della navata sinistra ricordiamo, tra le altre opere, l’altare in marmo attribuito a Baccio da Montelupo, che contiene un affresco quattrocentesco con la Madonna del Piano.
La Torre, che spicca elegante nella parte Alta di Colle, è tradizionalmente identificata come la casa natale di Arnolfo di Cambio, tra i più famosi architetti e scultori del XIII secolo.
L’ingresso, caratterizzato da una targa che ricorda appunto il nome del grande artista, è da Via del Castello, di fronte alla Torre dei Pasci.
La semplice struttura dell’edificio in pietra e mattoni è quella tipica di una casatorre – la dimora signorile del XII-XII secolo distribuita in altezza – con ingresso al piano terreno che dava accesso al deposito e le stanze disposte ai piani superiori.
Quali materiali sono stati usati per la realizzazione della Torre?
La facciata verso sud, sopra Via delle Romite, è costruita in pietra fino all’altezza delle case adiacenti, mentre la parte superiore è in cotto. Le ampie pareti laterali, eccettuata un’apertura sul lato est, sono prive di finestre.
Gli affreschi di Gino Terreni:
La Torre è stata recentemente restaurata da privati che hanno valorizzato gli spazi ed arricchito gli interni con gli affreschi del maestro Gino Terreni che vi ha voluto raffigurare anche alcune scene della battaglia di Colle del 1269.
Si narra infatti che dalla torre la nobildonna senese Sapìa Salvani assistesse alla disfatta delle forze della Repubblica di Siena nella guerra contro Firenze e l’alleata Colle, come ricorda Dante nella Divina Commedia, XIII Canto del Purgatorio.
Chi era Arnolfo di Cambio?
Arnolfo di Cambio è stato il più autorevole rappresentante dell’architettura gotica italiana. Ha progettato famosi edifici fiorentini come il Palazzo della Signoria, la cattedrale di S. Maria del Fiore e la chiesa francescana di S. Croce.
A questo illustre colligiano è stato dedicato il busto-ritratto attualmente in Piazza Santa Maria in Canonica e all’interno del Museo San Pietro.
Arnolfo di Cambio scultore
Arnolfo di Cambio è stato anche un importantissimo scultore, formatosi con Nicola Pisano e autore di splendidi Cibori come quelli nella Basilica di San Paolo fuori le mura e in Santa Cecilia in Trastevere, esempio di armonia tra architettura classica e decorazione gotica moderata.
Nella vicina Siena è possibile visitare il Pulpito di Siena, realizzato tra il 1265 e 1268 da Nicola Pisano e dalla sua bottega di cui facevano parte lo stesso Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano. Il pulpito, di pianta ottagonale e sostenuto da nove colonne poggianti su leoni stilofori dotate di capitelli in stile corinzio è arricchito da una splendida decorazione scultorea sui parapetti e negli spazi tra gli archi trilobati.
A Firenze invece si trova un’altra scultura di Arnolfo di Cambio, l’enigmatica Madonna con il Bambino dagli occhi di vetro, un gruppo scultoreo in marmo datato all’inizio del XIV realizzata per la facciata di Santa Maria del Fiore è oggi conservato nel Museo dell’Opera del Duomo a Firenze.
Una fortificazione del XV secolo con reminiscenze dantesche
Quando è stato costruito?
Il Bastione fu costruito in occasione della ricostruzione delle strutture difensive seguita all’assedio e al bombardamento delle milizie aragonesi, pontificie e senesi di Colle Val d’Elsa, al fianco di Firenze e del Regno di Francia nell’evento culmine della guerra dei Pazzi nel 1479.
Che cos’è un “bastione”?
Il bastione, detto anche “baluardo”, è un elemento difensivo caratteristico della fortificazione alla moderna elaborata dal XV-XVI secolo. Tale elemento è inserito negli angoli più esposti delle mura con il duplice scopo di irrobustire punti altrimenti deboli della cinta muraria e di attaccare il nemico dai fianchi piuttosto che frontalmente.
Chi è Sapia Salvani?
Questo bastione situato nella zona del “Castello” prende il nome da Sapia Salvani, personaggio dantesco che nella Divina Commedia assiste gioendo alla disfatta dei ghibellini senesi presso Colle.
Citata nel tredicesimo canto, era moglie di Ghinibaldo Saracini, signore di Castiglionalto presso Monteriggioni, e zia paterna di Provenzano Salvani. Forse per odio politico contro il nipote, a capo della fazione ghibellina di Siena, fu invidiosissima dei suoi concittadini: per tale motivo, quando ebbe luogo la battaglia di Colle tra Siena e la guelfa Firenze (nella quale morì lo stesso Provenzano Salvani), desiderò che la sua città fosse sconfitta e si rallegrò della strage avvenuta. Sapìa fu però anche donna caritatevole, come dimostra la fondazione da parte sua nel 1265 di un ospizio per i pellegrini, detto di Santa Maria. Sapìa, secondo la tradizione, morì uccisa a Colle Val d’Elsa da un sicario senese.
Il panorama
Nel piazzale del bastione si può sostare a godere della vista panoramica che spazia sul versante nord, dove sono situati il parco e la fonte di Bacìo, raggiungibili attraverso una strada voltata che passa proprio sotto le fortificazioni.
Porta Nuova (chiamata anche Porta Volterrana o Porta Salis per ricordare l’abbondante importazione di salgemma) è una delle porte che consentivano l’accesso al borgo medievale di Colle di Val d’Elsa.
Al pellegrino che in tempi più antichi percorreva la strada che da Volterra porta a Colle di Val d’Elsa, la vista della maestosa e imponente Porta, con i suoi grandi torrioni cilindrici, doveva certamente apparire in tutta la sua monumentalità, quale emblema della bellezza e dell’importanza della città.
La porta volterrana fu ricostruita, insieme al circuito murario quattrocentesco della città, dagli architetti fiorentini Cecca, Francione e Giuliano da San Gallo, in luogo della più arretrata porta di Selvapiana, distrutta dalle truppe alleate dei senesi durante l’assedio del 1479.
La costruzione, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento solo parzialmente originaria, rappresentava quindi la centralità del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena. Sui bastioni dal profilo circolare si aprono due bocche da fuoco per alloggiare i cannoni a difesa di questo importante luogo di passaggio.
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2002, al recupero del fossato difensivo e, nel 2004, all’inserimento al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce la connessione storica fra la città e i suoi abitanti.
L’artista torinese Maria Luisa Truccato, nota come Marisa Merz, esordì nel 1966 esponendo nel suo studio di Torino sculture di lamine di alluminio. A Colle di Val d’Elsa, nel 2002, per “Arte All’Arte”, decise di lavorare su un bastione rinascimentale poi adattato a cisterna, una struttura in Colle Alta dalle dimensioni contenute che somiglia ad un fortino militare e che sembra proteggere qualcosa di prezioso al suo interno.
La porta di accesso della cisterna
L’artista decise di sostituire la porta di legno della cisterna con una in rame, materiale prediletto dall’artista per i suoi lavori. In questo modo la porta poteva riflettere i raggi del sole e diventare un punto luce della città; un elemento in grado di alludere simbolicamente al passaggio tra ciò che è visibile e non, tra ciò che si può vedere senza particolare attenzione e ciò che richiede una più attenta osservazione.
Non ci sono notizie sicure della vita e della morte della Santa: oltre all’incerta data di nascita, a cavallo tra il III e il IV secolo d.C., sappiamo che Caterina era una bella giovane egiziana figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima.
Una leggenda narra che persuase un gruppo di retori, inviati dall’imperatore per convertirla, ad aderire alla fede cristiana.
Inoltre, dopo il rifiuto di una proposta di matrimonio dello stesso imperatore, Caterina fu condannata a morte; la ruota dentata su cui si sarebbe dovuta consumare la pena capitale si ruppe (attributo della santa insieme al libro, la palma del martirio e la spada) e fu quindi decapitata; si dice che dalla ferita mortale sgorgò latte, simbolo della sua purezza, anziché sangue.
È oggi patrona di teologi, filosofi, studenti dell’Università di Siena, delle sarte, degli artigiani e in generale dei mestieri che hanno a che fare con la ruota ad esempio ceramisti e lanaioli.
Il palazzo Usimbardi si trova in via Gracco del Secco e fu costruito con le sovvenzioni della famigliaUsimbardi, un’importante famiglia legata ai Medicei cui appartenne il primo Vescovo di Colle.
Edificazione:
I lavori di costruzione iniziarono nel marzo del 1592 e l’edificio fu ultimato nel febbraio del 1596.
La facciata del palazzo, nonostante un restauro novecentesco ad opera dello scultore Antonio Salvetti, conserva integri i caratteri originali, infatti presenta un portale bugnato affiancato da finestroni inginocchiati e sia al piano superiore che all’ultimo piano si trovano otto finestre rettangolari.
Su di essa sono ancora visibili uno stemma mediceo e una lapide che ricorda che dopo l’estinzione della famigliaUsimbardi il palazzo è passato prima nelle proprietà dellafamiglia Bertini e, successivamente, dell’importante famiglia Luci, già proprietaria di altri edifici nella parte alta della cittadina.
Sotto la gronda si trovano l’alloggio di una campanella e una carrucola che secondo alcuni storici si possono ricondurre alla funzione pubblica di Palazzo della Giustizia che l’edificio ha avuto.
La Porta Nuova (chiamata anche con il nome di porta Volterrana) è una delle porte che consentiva l’accesso al borgo medievale di Colle val d’Elsa. La costruzione, realizzata incotto e pietra, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento, rappresentava l’importanza del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena.
Un’opera di arte contemporanea
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2004, a l’inserimento, al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Una porta che non tutti conoscono
L’antica porta di legno è andata persa da tempo, perciò è impossibile conoscerne l’aspetto originario, ma Tadashi Kawamata, artista giapponese che vive e lavora a Tokyo, ha progettato una “porta nuova” in collaborazione con un artigiano. Anziché fare ricorso come d’abitudine a materiale di recupero, però, questa volta ha utilizzato legno nuovo, ricollocando inoltre la porta nella posizione originaria.
Ciò che unisce il passato con il presente
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro, e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce laconnessione storica fra la città e i suoi abitanti.
Ritenuto da Tripadvisor il dodicesimo posto migliore da visitare a Colle Val d’Elsa, il Palazzo Campana è uno fra gli edifici storici più suggestivi della città.
Ma cos’è che lo rende speciale?
I dati: Cosa possiamo vedere
Identikit del Palazzo
Quando? 1536
Fatto da chi? Giuliano di Baccio d’Agnolo
Per chi? Per volere di Francesco Campana
Stato? Parzialmente incompiuto
Dove? Ponte del Campana, sui resti di Porta a Ripa
Come? Architettura manierista
Perché andarci? E’ rinomato per la veduta spettacolare
Ritratto del Palazzo
Altezza? Due piani.
Facciata? Un arco rinascimentale affiancato da quattro finestroni.
Materiali? Fatto in parte in intonaco, in parte in arenaria. I materiali diversi, che risaltano al tramonto, conferiscono alla facciata un forte chiaroscuro.
Base? Una scarpata e un bastione che danno risalto alla struttura del palazzo.
Colle oggi: Cosa possiamo fare
Il ruolo di un palazzo mai finito
Nonostante il suo stato incompiuto, Palazzo Campana rimane uno dei monumenti storici principali di Colle e viene spesso ammirato per il panorama che offre.
L’arco del palazzo unisce infatti il ponte del Campana alla Via del Castello, che è la strada principale del centro storico di Colle.
Le curiosità più divertenti
Il nome del Palazzo Campana
Questo edificio parzialmente incompiuto si può definire davvero un palazzo? E come mai nonostante il nome non presenta nessuna campana?
Il nome del Palazzo Campana viene dal segretario di Alessandro e Cosimo dei Medici, ovvero Francesco Campana, l’uomo per cui fu edificato.
Una buffa coincidenza che coinvolge questo nome è il fatto che l’edificio sia anche posto fra Via Francesco Campana e Via del Castello, facendo sembrare il nome un misto fra i due.
Può darsi che questo edificio, oltre a essere riconosciuto per lo strabiliante panorama che lo circonda, sia famoso anche per il suo nome e l’assenza totale di campane, un fatto che al giorno d’oggi ci fa sorridere e rende la scoperta di questo edificio ancora più curiosa.