Dalla via del Castello, cuore della parte alta di Colle di Val d’Elsa, si raggiunge il Bastione di Sapia che prende il nome dalla gentildonna senese ricordata da Dante nella Commedia per aver assistito con soddisfazione alla disfatta dei ghibellini nella famosa Battaglia di Colle. Il Bastione si affaccia su un meraviglioso panorama con il Convento di San Francesco e, al di sotto, il Parco di Bacìo raggiungibile con un suggestivo passaggio voltato che corre sotto le fortificazioni. Un tempo qui si trovava la trecentesca fonte di Bacìo che fino alla seconda metà del Novecento era adibita a lavatoio pubblico.
Il Parco è ancora un luogo di pace dove fare una passeggiata tra natura, suggestioni di arte contemporanea come La voce si indebolisce dell’artista Ilya Kabakov e storia. Il Parco infatti nel 2019 è diventato palcoscenico naturale per celebrare i 750 anni dalla famosa Battaglia di Colle.
In una nicchia del tunnel che porta all’ascensore che collega il il terzo del Piano al terzo del Castello in Colle Alta è stata collocata Red Girl, la bambina vestita di rosso sotto una pioggia di lampadine in cristallo soffiato creata da Kiki Smith, invitata nel 2010 ad esporre nell’ex spazio UMoCA da Cai Guo-Qiang, direttore e curatore delle mostre.
Perché si trova qui?
Per l’occasione Kiki Smith ha scelto di esporre tre delle giovani donne protagoniste di Pause – un lavoro presentato in Giappone (DMoCA) – inserite in questi suggestivi ambienti illuminati da una moltitudine di lampadine ingrandite in cristallo soffiato. Al termine del progetto UMoCA, ogni bambina è stata donata ad un Comune della Val d’Elsa: Yellow Girl a San Gimignano, Blue Girl mentre Red Girl è rimasta in sito.
Porta Nuova (chiamata anche Porta Volterrana o Porta Salis per ricordare l’abbondante importazione di salgemma) è una delle porte che consentivano l’accesso al borgo medievale di Colle di Val d’Elsa.
Al pellegrino che in tempi più antichi percorreva la strada che da Volterra porta a Colle di Val d’Elsa, la vista della maestosa e imponente Porta, con i suoi grandi torrioni cilindrici, doveva certamente apparire in tutta la sua monumentalità, quale emblema della bellezza e dell’importanza della città.
La porta volterrana fu ricostruita, insieme al circuito murario quattrocentesco della città, dagli architetti fiorentini Cecca, Francione e Giuliano da San Gallo, in luogo della più arretrata porta di Selvapiana, distrutta dalle truppe alleate dei senesi durante l’assedio del 1479.
La costruzione, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento solo parzialmente originaria, rappresentava quindi la centralità del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena. Sui bastioni dal profilo circolare si aprono due bocche da fuoco per alloggiare i cannoni a difesa di questo importante luogo di passaggio.
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2002, al recupero del fossato difensivo e, nel 2004, all’inserimento al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce la connessione storica fra la città e i suoi abitanti.
La piazza centrale di Colle di Val d’Elsa è stata interessata da un importante intervento di modernizzazione cui ha partecipato il team di artisti formato da Daniel Bauren, Bertrand Lavier, Alessandra Tesi e Lewis Baltz, coordinati da Jean Nouvel.
Lewis Baltz in particolare ha lavorato sulla parte occidentale della Piazza, lungo via Mazzini, concentrando il suo lavoro sulla riscoperta della gora: il canale che fiancheggia interamente via Mazzini è stato aperto alla vista e coperto con un grigliato metallico che ne permette l’attraversamento.
La poetica di Lewis Baltz
Le opere del fotografo statunitense si trovano nei musei di New York, San Francisco Helsinki e molti altri.
Ha pubblicato inoltre vari libri, come per esempio “The New Industrial Park” ” San Quentin Point” e “Candlestick Point”, testimonianze degli interventi dannosi dell’uomo e della tecnologia distruttiva.
La riqualificazione di una parte della Piazza di Colle è stato uno tra i suoi ultimi progetti, nel quale ha riscoperto l’elemento acqua. Fermamente convinto che l’acqua sia un forte elemento di attrazione – come le fontane, le piscine, le rive e il lungomare che risvegliano per Lewis Baltz i sensi della vista e dell’udito – l’artista ha sfruttato la gora che scorre nel sottosuolo di Piazza Arnolfo di Cambio sottolineandone anche l’importante ruolo che essa ha rivestito per la storia e l’economia della città.
L’artista torinese Maria Luisa Truccato, nota come Marisa Merz, esordì nel 1966 esponendo nel suo studio di Torino sculture di lamine di alluminio. A Colle di Val d’Elsa, nel 2002, per “Arte All’Arte”, decise di lavorare su un bastione rinascimentale poi adattato a cisterna, una struttura in Colle Alta dalle dimensioni contenute che somiglia ad un fortino militare e che sembra proteggere qualcosa di prezioso al suo interno.
La porta di accesso della cisterna
L’artista decise di sostituire la porta di legno della cisterna con una in rame, materiale prediletto dall’artista per i suoi lavori. In questo modo la porta poteva riflettere i raggi del sole e diventare un punto luce della città; un elemento in grado di alludere simbolicamente al passaggio tra ciò che è visibile e non, tra ciò che si può vedere senza particolare attenzione e ciò che richiede una più attenta osservazione.
Lungo il perimetro esterno delle mura del Bastione si trova una colonna di marmo, quasi completamente interrata, di cui si vede solo la parte superiore.
L’opera, realizzata nel 1998, è dell’artista ucraino Ilya Kabakov e sulla sua estremità è scolpito un libro aperto con il seguente testo in bassorilievo:
'Ho sostenuto il tempio con la mia altezza Il tempio è stato crudele e non resta di me che metà Gli anni fuggiranno via e sarò totalmente coperta dalla terra E tu, camminandomi sopra, non ti accorgerai neppure dime'.
Questa scultura deve la sua peculiarità al fatto che evoca due diverse epoche, entrambe distanti dalla nostra ed entrambe lontane nella storia:
la colonna rimanda ai resti di epoca antica;
il bassorilievo del libro e il testo, con la funzione di epitaffio, rimandano invece al clima del Romanticismo.
Acquista molta importanza anche il luogo scelto per la scultura: la parte alta della città, un luogo poco frequentato sia dai residenti che dai turisti, da dove lo sguardo si apre sul paesaggio toscano.
Inoltre, anche l’isolamento dell’opera è del tutto relativo, visto che il percorso che conduce i visitatori alla colonna è una stretta viuzza lastricata sopra cui si erge un bastione in pietra che prende il nome da Sapia Salvani, personaggio storico citato da Dante.
Il Baluardo di Colle, che dà il benvenuto ai turisti con un punto panoramico invidiabile, è raggiungibile tramite un passaggio realizzato riutilizzando un vecchio rifugio antiaereo (lungo 60 metri) risalente alla seconda guerra mondiale, che conduce all’impianto di risalita realizzato dalla società Syntagma, con la collaborazione dell’Atelier dell’architetto Jean Nouvel.
I due ascensori
Al termine di questa galleria è stato realizzato un tunnel verticale, al centro del quale è stata collocata una coppia di ascensori.
L’impianto di Risalita, dalla sua riapertura, è stato utilizzato da molti cittadini, curiosi di scoprire quest’opera che permette di raggiungere la parte medievale di Colle di Val d’Elsa, entrando nel cuore del bastione del Baluardo.
Cuore della parte bassa di Colle di Val d’Elsa è Piazza Arnolfo di Cambio. La sua nascita risale al 1865 quando la prima Amministrazione comunale colligiana volle cercare una zona da adibire a mercato e fiere. L’area venne individuata nel vecchio “Pian dei Canali” (che doveva il nome alla presenza delle ‘gore’, canali di circa un metro di larghezza e profondità che portano l’acqua dell’Elsa in Colle) in quanto gli spazi avrebbero consentito la creazione di edifici con portici intorno alla piazza e strade di accesso.
Per la realizzazione della piazza vennero abbattute parte delle vecchie mura di cinta della città e la duecentesca chiesa di San Jacopo.
Da notare, sul lato orientale, la vecchia stazione dei treni (ora farmacia) costruita quando la città fu inserita nel circuito ferroviario italiano e, davanti a questa, la grande fontana di Daniel Buren che rientra negli interventi di riqualificazione dello spazio urbano coordinati dall’architetto Jean Nouvel.
L’intervento di Jean Nouvel
Quest’ultimo ha coinvolto quattro artisti per la cura dei particolari:
Lewis Baltz che ha lavorato alla riscoperta e alla valorizzazione della Gora lungo via Mazzini.
Daniel Buren che si è occupato della pavimentazione.
Rimangono da completare gli aspetti curati da:
Bertrand Lavier, per l’arredo urbano e i portici con il progetto di baldacchini colorati a scandire gli archi.
Alessandra Tesi per l’illuminazione e le volte.
Il monumento ai caduti
Dalla parte opposta si trova il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, opera dello scultore Mario Sabbatelli, inaugurato ufficialmente il 4 novembre 1925 dal re Vittorio Emanuele III.
La Porta Nuova (chiamata anche con il nome di porta Volterrana) è una delle porte che consentiva l’accesso al borgo medievale di Colle val d’Elsa. La costruzione, realizzata incotto e pietra, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento, rappresentava l’importanza del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena.
Un’opera di arte contemporanea
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2004, a l’inserimento, al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Una porta che non tutti conoscono
L’antica porta di legno è andata persa da tempo, perciò è impossibile conoscerne l’aspetto originario, ma Tadashi Kawamata, artista giapponese che vive e lavora a Tokyo, ha progettato una “porta nuova” in collaborazione con un artigiano. Anziché fare ricorso come d’abitudine a materiale di recupero, però, questa volta ha utilizzato legno nuovo, ricollocando inoltre la porta nella posizione originaria.
Ciò che unisce il passato con il presente
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro, e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce laconnessione storica fra la città e i suoi abitanti.
L’artista Cai Guo-Quiang ha allestito ed inaugurato, in occasione della 6^ edizione di ARTE ALL’ARTE del 2001, un piccolo museo di arte contemporanea analogo a quelli che aveva già approntato in Giappone e Cina (DMoCA e SMoCA)
Cai Guo-Qiang
Cai Guo-Qiang è nato a Quang Zhou nel Fujian ( Cina Meridionale) nel 1957. Si è trasferito a Tokyo nel 1986 e di là a New York nel 1995, dove tuttora risiede. Comincia ad esporre già in Cina alla metà degli Anni Ottanta, ma il suo lavoro si definisce durante il suo soggiorno giapponese agli inizi degli anni Novanta.
Profondamente legato alla sua cultura d’origine usa materiali, forme simboliche e concetti che la caratterizzano: i fuochi d’artificio (la provincia di Fujan è nota per questo tipo di produzione), il drago e la barca, il taoismo (è una religione, una filosofia e una via di vita originaria della Cina). Ha esposto nei più importanti musei asiatici, americani ed europei.
UMoCA
UMoCA è strettamente legato con il contesto naturale, storico e culturale della città e cerca di costruire un dialogo con la cittadinanza.
L’acronimo UMoCa sta per UManista ma anche per Utopian Museum of Contemporary Art.
Il museoè stato installato sotto le arcate del ponte di San Francesco, costruito nella prima metà del Trecento, per collegare la città con il convento francescano situato sulla collina adiacente.
Cai è l’architetto del museo, ma anche il direttore ed il curatore delle mostre, che avranno scadenza annuale in occasione delle future mostre di ARTE ALL’ARTE.
L’UMoCA non necessita di:
Elettricità (apparte quella necessaria per alimentare le scritte al neon sulla facciata, appese ogni qual volta verrà organizzata una mostra)
Aria condizionata
Personale
Assicurazioni
Ha una propria architettura e contiene opere d’arte realizzate dall’artista Ni Tsai Chin, scelto da un curatore autorizzato da Cai.
Ni Tsai Chin
Ni ha iniziato come pittore, per poi diventare uno dei più importanti critici di arte contemporanea in Cina e a Taiwan, oltre ad aver insegnato presso varie università . Alcuni anni fa fu nominato direttore della Galleria Nazionale di Taiwan ed invitò Cai a tenere la prima mostra. La partecipazione di Ni per la mostra inaugurale dell’UMoCA segna così un’inversione di ruoli ed è prova della volontà di Cai di mettere in luce l’artista.
Ni Tsai Chin progetterà delle opere appositamente per gli archi del ponte San Francesco. Durante la giornata dell’inaugurazione:
Sotto un arco sarà ricostruito l’ufficio del direttore e quello del curatore del Museo
Sarà allestito un desk dal quale saranno distribuiti opuscoli sulla città di Colle, sul Museo UMoCA e gadget con il logo del Museo.
Limitatamente al tempo dell’inaugurazione, vi saranno persone vestite con l’uniforme del museo per la sorveglianza.