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Sede della Corale Vincenzo Bellini

L’edificio sede della Società Corale ‘Vincenzo Bellini’ è una delle istituzioni simbolicamente più significative della città.

Questo palazzo appartenente alla famiglia Ceramelli, che da decenni necessitava di lavori di manutenzione, è stato oggetto di un restauro nel 2000 da parte dell’artista italiano Alberto Garutti che ha recuperato la facciata a intonaco giallo e l’aspetto assunto dall’edificio nel Settecento. 

Corale Vincenzo Bellini, 2000. La facciata della corale prima e dopo l’intervento. Fonte: https://www.albertogarutti.it

“Credo sia necessario che l’opera d’arte ritrovi una dimensione inedita nel momento in cui ha a che fare con lo spazio pubblico, intessendo una relazione con le persone che lo abitano”, afferma l’artista. Quest’opera parla allora di una “ristrutturazione di un edificio importante per la cittadinanza, di cui ciò che maggiormente mi interessa è il mio mettermi al servizio delle persone”, attivando così una riflessione sulla responsabilità dell’artista.

Sulla lapide installata sulla parete esterna dell’edificio leggiamo le parole dello stesso artista: 

Corale Vincenzo Bellini, 2000, didascalia dell’ opera. Fonte: https://www.albertogarutti.it

In questo edificio vi è la sede della Corale Vincenzo Bellini. L’incontro con numerosi cittadini di Colle di Val d’Elsa ha fatto sì che io conoscessi questo luogo a loro molto caro. Ho deciso che la mia opera destinata alla città per l’edizione di ‘Arte all’Arte 2000’, si concretizzasse nella ristrutturazione di questo edificio bisognoso di molte cure. Tutto il tempo e il lavoro prestato hanno avuto come spinta ideale la costruzione di un incontro tra l’arte e la realtà della vita di questa città, nel tentativo di toccare la sensibilità delle persone che vi abitano. Quest’opera è dedicata a loro e a tutti quelli che, passando di qui, sentiranno provenire una musica da questa casa.

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Le Aree Ferroviarie

Intervento di recupero e riqualificazione delle aree ferroviarie

L’intervento di recupero e riqualificazione delle aree ferroviarie presenti all’interno della città è iniziato nel 1998 con la realizzazione del parcheggio e della viabilità pubblica sul retro della stazione ferroviaria.

Quest’area in passato era occupata:

  • da binari;
  • da piazzali di movimentazione per il carico e scarico delle merci; 
  • da alcuni magazzini situati ai margini dell’area; 
  • da una tettoia

Il progetto era costituito da molte fasi, tra le quali ne individuiamo quattro, che possiamo definire come principali:

  • La fase 1 consisteva nella completa demolizione delle strutture presenti;
  • La fase 2 si è concentrata nella sistemazione a verde delle aree situate a fianco della nuova viabilità;
  • La fase 3 ha avuto come scopo la realizzazione della fermata per il trasporto extraurbano;
  • Infine la fase 4 ha permesso il riutilizzo del binario morto come collegamento pedonale con via Martiri della Libertà.
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Colle contemporanea Il percorso dell’acqua

La pavimentazione di Piazza Arnolfo di Daniel Buren

 Il centro della vita di Colle di val d’Elsa

Daniel Buren, pittore e scultore francese nato nel 1938 a Boulogne-Billancourt, ha lavorato alla pavimentazione con una sostanziale divisione della nuova Piazza Arnolfo in tre parti:

  •  Il lato adiacente via Mazzini, interessato dalla prima fase dei lavori, è pavimentato a riquadri con l’uso di liste di marmo bianco e nero alternato e l’utilizzo di pietra di Santa Fiora.
  • Il centro, cuore della piazza, ospita il monumento ai caduti, circondato da piante sui due lati. È stata pavimentata con pietra serena ed è delimitata da una serie di colonnini, di forma rotonda sul lato della vecchia stazione e di forma quadrata sull’altro lato.
  • Il lato della vecchia stazione, invece, conta su una pavimentazione radiale, scandita con lo stesso sistema usato per l’altro lato, che ospita al centro una fontana.
Piazza Arnoldo vista dall’alto,
immagine tratta da archimagazine

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Colle contemporanea Il percorso dell’acqua Una strada di Cristallo

Area Boschi

l’attuale “Vecchia Cartiera”

L’area Boschi era un tempo occupata dalla fabbrica di cristallerie e vetrerie Schmidt, poi Boschi, di cui possiamo ancora oggi osservare una ciminiera.

Area Boschi in Colle di Val d’Elsa da www.google.com

La Storia della Cartiera

 Questa struttura ebbe la sua origine remota nel 1100 con l’unione di due edifici, uno dei quali era il  lazzaretto chiamato “Spedale”, da qui il nome storico “Cartiera Lo Spedale”. 

 Nel 1427 divenne la più importante cartiera della città e, in seguito, una tipografia che rimase attiva  fino al 1978.

 Il mantenimento di questa fabbrica fu garantito dalle “gore”

Le gore (foto da www.google.com)

 che  incanalavano le acque del fiume Elsa in piccole condutture (ancora visibili), le cui acque azionavano le  teste del “mazzuolo”, per la lavorazione della carta che raggiunse il suo apice con la produzione  della “carta per francobolli” esportata poi in Europa ed in Nord Africa. 

La cartiera al giorno d’oggi

A partire dall’anno 1978 fu  avviato un attento processo di recupero della struttura che ha portato alla sua trasformazione in  hotel all’interno del quale sono ancora visibili gli spazi della vecchia cartiera: al primo piano le stanze  un tempo utilizzate per il conteggio delle bobine prodotte e, nei piani superiori, gli spanditoi – grandi  spazi interni utilizzati per asciugare i fogli di carta. 

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Ask Me Colle Tour Colle contemporanea In famiglia

Banca Rossa

La struttura

La Banca Rossa, progettata da Giovanni Michelucci nel 1973, fu realizzata nel 1983 al posto del lanificio che era stato costruito da Antonio Salvetti in stile neogotico.

La struttura, con i suoi cinque piani sostenuti da pilastri di metallo di colore rosso minio che si innalzano da murature in pietra locale, risulta davvero particolare. La combinazione di pietre e assi metallici forma infatti un suggestivo reticolo che si apre su una piazza aperta, cuore dell’edificio. 

Banca Rossa, Colle di Val d’Elsa. Foto realizzata da: Valentina Silvestrini.

Banca rossa frammento della “nuova città”

Nel complesso l’opera risulta come un frammento di quella moderna idea della Nuova cittàda progettare e a cui dare forma e si presenta come un luogo aperto alla collettività. Michelucci voleva infatti una “banca come luogo d’incontro e di scambio”.

Gli spazi percorribili – esterni e interni (piazza coperta, scale, terrazze, belvedere) – conferiscono alla struttura un senso di luogo aperto. Colpisce l’alternanza delle parti solide e compatte in muratura con gli spazi vuoti tra le geometrie del grande telaio in acciaio smaltato e gli spazi sospesi.

Sotterraneo Banca rossa, foto di Luca Onniboni.

Tradizione e innovazione

L’ accostamento fra materiali moderni (acciaio rosso minio) e materiali della tradizione consente di realizzare un edificio che interpreta il linguaggio contemporaneo, ma nello stesso tempo affonda le radici nella storia del luogo. 

L’architetto è riuscito, grazie alla grande piazza coperta, a strutture metalliche e alla pietra locale, ad abbandonare il concetto di edificio chiuso e a realizzare uno spazio più vicino alla quotidianità cittadina. 

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Colle contemporanea Una strada di Cristallo

La persiana di cristallo

Un’opera di Alessandra Tesi nel centro di Colle di Val d’Elsa

Che cosa ci propone quest’artista molto innovativa?

Alessandra Tesi, l’autrice di questa meravigliosa opera, aveva curato l’aspetto legato alla pittura delle volte, dei portici e della nuova illuminazione del progetto di riqualificazione di Piazza Arnolfo coordinato dall’architetto francese Jean Nouvel. L’artista aveva proposto la realizzazione di alcune persiane di cristallo in diversi punti strategici della piazza, che sarebbero state illuminate da un sistema di pannelli solari e di fibre ottiche per dare nuova luce alla piazza.  Di queste solo una è stata realizzata dal Consorzio del Cristallo di Colle di Val d’Elsa e collocata in posizione centrale sulla facciata del palazzo dell’orologio di fronte all’obelisco.

La fotografia rappresenta la Persiana di Cristallo di Alessandra Tesi: una nuova fonte di luce “preziosa” per Colle di Val d’Elsa. L’immagine è stata tratta da: https://artsandculture.google.com/

Che tipo di colori aveva pensato di utilizzare Alessandra Tesi per la sua opera?

Per la pittura delle volte dei portici, l’artista aveva proposto particolari colori interferenti, prodotti attraverso processi tecnologici che avrebbero riprodotto le sfumature di colore delle ali di farfalla e che sarebbero stati capaci di far scivolare la luce sulla superficie e di creare effetti cromatici inusuali e variabili a seconda della posizione dell’osservatore. 

Quali funzioni avrebbero avuto le volte volte? E la luce artificiale?

Le stesse volte avrebbero fatto da schermo per la diffusione della luce solare riflessa dal pavimento. Nel progetto dell’artista, la luce artificiale della sera, proveniente da corpi luminosi posizionati in vari punti, avrebbe creato dei riflessi inaspettati e improvvisi utilizzando piccoli specchi a semisfera posizionati sotto le volte in corrispondenza di alcune aperture del piano ammezzato.

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Colle contemporanea In famiglia

Sonar

La casa della musica

Sonar, la casa della musica, Loris Cecchini. Immagine tratta dal sito Canale3.tv

Il Sonar nasce da un progetto di Loris Cecchini con Alessandro Bagella che interessa non solo l’esterno ma anche l’interno dell’edificio situato a Gracciano, località di Colle di Val d’Elsa.

Come appare la casa della musica?

All’esterno la struttura è rivestita in linoleum. All’interno dominano le linee curve, metafora delle onde sonore, nell’affresco che corre lungo tutte le pareti, nel banco mixer e nel bancone del bar. Disegni sulle pareti e lampade di Wood rendevano lo spazio interno mobile e dilatato.                                       

Uno spazio pensato per far dialogare arte visiva e musica (purtroppo non più utilizzato come sala concerti dal 2016).

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Colle contemporanea

3 tesori nascosti dell’arte contemporanea a Colle di Val d’Elsa

Porte, cancelli e colonne: varchi tra presente e passato, tra il visibile e l’invisibile

Nel centro storico di Colle di Val d’Elsa incontriamo molte opere di arte contemporanea, elementi di relazione e di dialogo intenso con i segni della storia, che richiedono una visione consapevole, ci costringono a varcare la soglia… Oggi ne scopriamo 3.

1. Marisa Merz, Senza titolo

Marisa Merz, Senza Titolo, Colle di Val d’Elsa 2002, progetto per Arte All’Arte 7 Edizione, Associazione Arte  Continua

L’intervento di Marisa Merz per Arte All’Arte nel 2002, si colloca all’interno del centro di Colle di val d’Elsa. Poco prima dell’inizio della strada principale che attraversa interamente il centro storico, s’incontra in un incrocio una costruzione massiccia dalla base circolare che anticamente funzionava come cisterna del paese.

Questo spazio non ha più la funzione originaria ma la suggestione che comunica è rimasta intatta: un luogo misterioso, un luogo di difficile accesso pensato per proteggere qualcosa di prezioso contenuto al suo interno. Marisa Merz ha deciso di intervenire su questa struttura con un gesto semplice e deciso: la vecchia porta in legno è infatti sostituita con una porta in rame. Il rame, metallo luminoso e malleabile, è uno dei materiali con i quali l’artista dialoga da sempre.

2. Tadashi Kawamata, Porta Nuova

Tadashi Kawamata, Porta Nuova. Foto pubblicata su: https://luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it/arte-all-arte—colle-di-val-d-elsa

Kawamata esplora lo spirito della “dimenticata” Porta Nuova a Colle di Val d’Elsa. L’antica porta di legno è andata persa da tempo, perciò è impossibile conoscerne l’aspetto originario, ma Kawamata ha progettato una “porta nuova” in collaborazione con un artigiano. Anziché fare ricorso come d’abitudine a materiale di recupero, però, questa volta ha utilizzato legno nuovo, ricollocando inoltre la porta nella posizione originaria.

3. Ilya Kabakov, La voce che si indebolisce

lungo il perimetro esterno delle mura della città si trova una colonna  di marmo, interrata quasi completamente, di cui è visibile solo la parte superiore.

Sulla sua  estremità è scolpito in bassorilievo un libro aperto con, in italiano, il seguente testo: 

Ho sostenuto il tempio con la mia altezza  
Il tempo è stato crudele e non resta di me che metà 
Gli anni fuggiranno via e sarò totalmente coperta dalla terra 
E tu, camminandomi sopra, non ti accorgerai neanche di me.
Dettaglio dell’opera. Foto pubblicata su: https://www.comune.poggibonsi.si.it/contenuto/?4731

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