Lungo il perimetro esterno delle mura del Bastione si trova una colonna di marmo, quasi completamente interrata, di cui si vede solo la parte superiore.
L’opera, realizzata nel 1998, è dell’artista ucraino Ilya Kabakov e sulla sua estremità è scolpito un libro aperto con il seguente testo in bassorilievo:
'Ho sostenuto il tempio con la mia altezza Il tempio è stato crudele e non resta di me che metà Gli anni fuggiranno via e sarò totalmente coperta dalla terra E tu, camminandomi sopra, non ti accorgerai neppure dime'.
Questa scultura deve la sua peculiarità al fatto che evoca due diverse epoche, entrambe distanti dalla nostra ed entrambe lontane nella storia:
la colonna rimanda ai resti di epoca antica;
il bassorilievo del libro e il testo, con la funzione di epitaffio, rimandano invece al clima del Romanticismo.
Acquista molta importanza anche il luogo scelto per la scultura: la parte alta della città, un luogo poco frequentato sia dai residenti che dai turisti, da dove lo sguardo si apre sul paesaggio toscano.
Inoltre, anche l’isolamento dell’opera è del tutto relativo, visto che il percorso che conduce i visitatori alla colonna è una stretta viuzza lastricata sopra cui si erge un bastione in pietra che prende il nome da Sapia Salvani, personaggio storico citato da Dante.
Il Baluardo di Colle, che dà il benvenuto ai turisti con un punto panoramico invidiabile, è raggiungibile tramite un passaggio realizzato riutilizzando un vecchio rifugio antiaereo (lungo 60 metri) risalente alla seconda guerra mondiale, che conduce all’impianto di risalita realizzato dalla società Syntagma, con la collaborazione dell’Atelier dell’architetto Jean Nouvel.
I due ascensori
Al termine di questa galleria è stato realizzato un tunnel verticale, al centro del quale è stata collocata una coppia di ascensori.
L’impianto di Risalita, dalla sua riapertura, è stato utilizzato da molti cittadini, curiosi di scoprire quest’opera che permette di raggiungere la parte medievale di Colle di Val d’Elsa, entrando nel cuore del bastione del Baluardo.
Il palazzo Usimbardi si trova in via Gracco del Secco e fu costruito con le sovvenzioni della famigliaUsimbardi, un’importante famiglia legata ai Medicei cui appartenne il primo Vescovo di Colle.
Edificazione:
I lavori di costruzione iniziarono nel marzo del 1592 e l’edificio fu ultimato nel febbraio del 1596.
La facciata del palazzo, nonostante un restauro novecentesco ad opera dello scultore Antonio Salvetti, conserva integri i caratteri originali, infatti presenta un portale bugnato affiancato da finestroni inginocchiati e sia al piano superiore che all’ultimo piano si trovano otto finestre rettangolari.
Su di essa sono ancora visibili uno stemma mediceo e una lapide che ricorda che dopo l’estinzione della famigliaUsimbardi il palazzo è passato prima nelle proprietà dellafamiglia Bertini e, successivamente, dell’importante famiglia Luci, già proprietaria di altri edifici nella parte alta della cittadina.
Sotto la gronda si trovano l’alloggio di una campanella e una carrucola che secondo alcuni storici si possono ricondurre alla funzione pubblica di Palazzo della Giustizia che l’edificio ha avuto.
L’area Boschi, che sorge accanto alla centrale piazza Arnolfo di Cambio nella parte bassa di Colle, era un tempo occupata dalla fabbrica di cristallerie e vetrerie Schmidt, poi Boschi, di cui possiamo ancora oggi osservare una ciminiera e da una struttura che ha svolto diverse funzioni.
La Storia della Cartiera
La struttura della Cartiera nasce dall’unione, nel 1100, di due edifici, uno dei quali era il lazzaretto chiamato “Spedale” – da qui il nome storico “Cartiera Lo Spedale”.
Nel 1427divenne la più importante cartiera della città e, in seguito, una tipografia che rimase attiva fino al 1978.
Il mantenimento di questa fabbrica fu garantito dalle “gore” che incanalavano le acque del fiume Elsa in piccole condutture (ancora visibili) e azionavano le teste del “mazzuolo” per la lavorazione della carta. La manifattura raggiunse il suo apice con la produzione della “carta per francobolli” esportata poi in Europa ed in Nord Africa.
La cartiera al giorno d’oggi
A partire dall’anno 1978 fu avviato un attento processo di recupero della struttura che ha portato alla sua trasformazione in hotel all’interno del quale sono ancora visibili gli spazi della vecchia cartiera: al primo piano le stanze un tempo utilizzate per il conteggio delle bobine prodotte e, nei piani superiori, gli spanditoi: grandi spazi interni utilizzati per asciugare i fogli di carta.
Il Palazzo San Lorenzo si trova vicino al Museo San Pietro in via Gracco del Secco, la via che conduce a Porta Nuova.
Venne edificato dai signori Usimbardi, una famiglia molto potente e influente che diede i natali al primo vescovo della città.
Quando fu inaugurato, nel 1635, era concepito come struttura ospedaliera.
Un ospedale che cambia nel tempo
Il Palazzo San Lorenzo con il passare del tempo ha subito varie ristrutturazioni:
Nel 1638, grazie alla dinastia Usimbardi, l’ospedale fu ingrandito per renderlo accessibile alle classi meno benestanti e fu dotato di una farmacia che distribuiva gratuitamente i medicinali ai più bisognosi.
Nel 1641 la donazione di una certa Bartolommea detta la “Lombarda” permise un ulteriore ampliamento della struttura ospedaliera.
Nel 1789 il granduca Pietro Leopoldo decise di ampliare ulteriormente la struttura ospedaliera, come testimonia una lapide ancora visibile posta sopra il portone d’ingresso.
Dal 1950 al 1970 gli spazi interni furono ingranditi, la cappella fu distrutta, spostata e ricostruita nella parte posteriore della struttura.
Da ospedale a hotel con SpA
Se oggi avete voglia di visitare l’ospedale Palazzo San Lorenzo ne rimarrete sorpresi perché quest’edificio è cambiato: è diventato un elegante centro benessere SPA.
Palazzo San Lorenzo
Interno del Palazzo San Lorenzo
Vista da una delle finestre di Palazzo San Lorenzo
Cuore della parte bassa di Colle di Val d’Elsa è Piazza Arnolfo di Cambio. La sua nascita risale al 1865 quando la prima Amministrazione comunale colligiana volle cercare una zona da adibire a mercato e fiere. L’area venne individuata nel vecchio “Pian dei Canali” (che doveva il nome alla presenza delle ‘gore’, canali di circa un metro di larghezza e profondità che portano l’acqua dell’Elsa in Colle) in quanto gli spazi avrebbero consentito la creazione di edifici con portici intorno alla piazza e strade di accesso.
Piazza Arnolfo di cambio, foto tratta da: http://rete.comuni-italiani.it/foto/2012/75702
Per la realizzazione della piazza vennero abbattute parte delle vecchie mura di cinta della città e la duecentesca chiesa di San Jacopo.
Da notare, sul lato orientale, la vecchia stazione dei treni (ora farmacia) costruita quando la città fu inserita nel circuito ferroviario italiano e, davanti a questa, la grande fontana di Daniel Buren che rientra negli interventi di riqualificazione dello spazio urbano coordinati dall’architetto Jean Nouvel.
L’intervento di Jean Nouvel
Quest’ultimo ha coinvolto quattro artisti per la cura dei particolari:
Lewis Baltz che ha lavorato alla riscoperta e alla valorizzazione della Gora lungo via Mazzini.
Daniel Buren che si è occupato della pavimentazione.
Rimangono da completare gli aspetti curati da:
Bertrand Lavier, per l’arredo urbano e i portici con il progetto di baldacchini colorati a scandire gli archi.
Alessandra Tesi per l’illuminazione e le volte.
Il monumento ai caduti
Dalla parte opposta si trova il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, opera dello scultore Mario Sabbatelli, inaugurato ufficialmente il 4 novembre 1925 dal re Vittorio Emanuele III.
Avvicinandoci al centro di Colle non possiamo non notare la Cartiera: una fabbrica una volta dedita alla produzione della carta, oggi albergo e ristorante.
Quando nacque la prima cartiera a Colle di Val d’Elsa?
La città di Colle Val d’Elsa ha avuto nel passato un ruolo molto importante nella produzione della carta. Possiamo far risalire alXIII secolo la nascita dei primi opifici che producevano anche lana. La prima vera e propria cartiera risale al 1319 con il nome di“Porta alla Tana”, nata dalla crescente necessità di questo prodotto che trovava molte applicazioni in vari settori per esempio per la registrazione di atti del governo cittadino o per attività finanziarie, commerciali, amministrative.
Foto di una delle più antiche cartiere a Colle di Val d’Elsa. Immagine tratta da: https://cdn4.hotelopia.com
Colle di Val d’Elsa: il centro della carta
Colle fu una delle prime città a dedicarsi al settore cartaceo e finì per espandere il proprio campo d’azione facendo carta. A Colle si contavano 22 cartiere, fra le più importanti si ricordano:il Moro, il Nespolo, la Buca e lo Spedaletto.
Cosa determinò il declino del settore cartaceo a Colle di Val d’Elsa?
Il declino di questo settore, fino alla chiusura dell’ultima cartiera nell’Ottocento, fu probabilmente dovuto allamancanza di investitori nel rinnovamento dei macchinari e nellaricerca di nuovi mercati, alla concorrenzadi altre attività sorte in Italia e all’incapacitàdelle fabbriche colligiane ad adattarsi ai nuovi orizzonti economici. Tuttavia ancora oggi la carta colligiana viene considerata una delle migliori per la purezza della sua cellulosa e per le tecniche di lavorazione utilizzate per produrla, che si suppongono derivare da vari maestri cartai provenienti dalla zona diFabriano.
La Porta Nuova (chiamata anche con il nome di porta Volterrana) è una delle porte che consentiva l’accesso al borgo medievale di Colle val d’Elsa. La costruzione, realizzata incotto e pietra, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento, rappresentava l’importanza del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena.
Un’opera di arte contemporanea
La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio, nel 2004, a l’inserimento, al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.
Una porta che non tutti conoscono
L’antica porta di legno è andata persa da tempo, perciò è impossibile conoscerne l’aspetto originario, ma Tadashi Kawamata, artista giapponese che vive e lavora a Tokyo, ha progettato una “porta nuova” in collaborazione con un artigiano. Anziché fare ricorso come d’abitudine a materiale di recupero, però, questa volta ha utilizzato legno nuovo, ricollocando inoltre la porta nella posizione originaria.
Ciò che unisce il passato con il presente
Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro, e come importante monumento locale che celebra e rinvigorisce laconnessione storica fra la città e i suoi abitanti.
L’artista Cai Guo-Quiang ha allestito ed inaugurato, in occasione della 6^ edizione di ARTE ALL’ARTE del 2001, un piccolo museo di arte contemporanea analogo a quelli che aveva già approntato in Giappone e Cina (DMoCA e SMoCA)
Cai Guo-Qiang
Cai Guo-Qiang è nato a Quang Zhou nel Fujian ( Cina Meridionale) nel 1957. Si è trasferito a Tokyo nel 1986 e di là a New York nel 1995, dove tuttora risiede. Comincia ad esporre già in Cina alla metà degli Anni Ottanta, ma il suo lavoro si definisce durante il suo soggiorno giapponese agli inizi degli anni Novanta.
Profondamente legato alla sua cultura d’origine usa materiali, forme simboliche e concetti che la caratterizzano: i fuochi d’artificio (la provincia di Fujan è nota per questo tipo di produzione), il drago e la barca, il taoismo (è una religione, una filosofia e una via di vita originaria della Cina). Ha esposto nei più importanti musei asiatici, americani ed europei.
UMoCA
UMoCA è strettamente legato con il contesto naturale, storico e culturale della città e cerca di costruire un dialogo con la cittadinanza.
L’acronimo UMoCa sta per UManista ma anche per Utopian Museum of Contemporary Art.
Il museoè stato installato sotto le arcate del ponte di San Francesco, costruito nella prima metà del Trecento, per collegare la città con il convento francescano situato sulla collina adiacente.
Cai è l’architetto del museo, ma anche il direttore ed il curatore delle mostre, che avranno scadenza annuale in occasione delle future mostre di ARTE ALL’ARTE.
L’UMoCA non necessita di:
Elettricità (apparte quella necessaria per alimentare le scritte al neon sulla facciata, appese ogni qual volta verrà organizzata una mostra)
Aria condizionata
Personale
Assicurazioni
Ha una propria architettura e contiene opere d’arte realizzate dall’artista Ni Tsai Chin, scelto da un curatore autorizzato da Cai.
Ni Tsai Chin
Ni ha iniziato come pittore, per poi diventare uno dei più importanti critici di arte contemporanea in Cina e a Taiwan, oltre ad aver insegnato presso varie università . Alcuni anni fa fu nominato direttore della Galleria Nazionale di Taiwan ed invitò Cai a tenere la prima mostra. La partecipazione di Ni per la mostra inaugurale dell’UMoCA segna così un’inversione di ruoli ed è prova della volontà di Cai di mettere in luce l’artista.
Ni Tsai Chin progetterà delle opere appositamente per gli archi del ponte San Francesco. Durante la giornata dell’inaugurazione:
Sotto un arco sarà ricostruito l’ufficio del direttore e quello del curatore del Museo
Sarà allestito un desk dal quale saranno distribuiti opuscoli sulla città di Colle, sul Museo UMoCA e gadget con il logo del Museo.
Limitatamente al tempo dell’inaugurazione, vi saranno persone vestite con l’uniforme del museo per la sorveglianza.
L’edificio sede della Società Corale ‘Vincenzo Bellini’ è una delle istituzioni simbolicamente più significative della città.
Questo palazzoappartenente alla famiglia Ceramelli, che da decenni necessitava di lavori di manutenzione, è stato oggetto di un restauro nel 2000 da parte dell’artista italiano Alberto Garutti che ha recuperato la facciata a intonaco giallo e l’aspetto assunto dall’edificio nel Settecento.
Corale Vincenzo Bellini, 2000. La facciata della corale prima e dopo l’intervento. Fonte: https://www.albertogarutti.it
“Credo sia necessario che l’opera d’arte ritrovi una dimensione inedita nel momento in cui ha a che fare con lo spazio pubblico, intessendo una relazione con le persone che lo abitano”, afferma l’artista. Quest’opera parla allora di una “ristrutturazione di un edificio importante per la cittadinanza, di cui ciò che maggiormente mi interessa è il mio mettermi al servizio delle persone”, attivando così una riflessione sulla responsabilità dell’artista.
Sulla lapide installata sulla parete esterna dell’edificio leggiamo le parole dello stesso artista:
“In questo edificio vi è la sede della Corale Vincenzo Bellini. L’incontro con numerosi cittadini di Colle di Val d’Elsa ha fatto sì che io conoscessi questo luogo a loro molto caro. Ho deciso che la mia opera destinata alla città per l’edizione di ‘Arte all’Arte 2000’, si concretizzasse nella ristrutturazione di questo edificio bisognoso di molte cure. Tutto il tempo e il lavoro prestato hanno avuto come spinta ideale la costruzione di un incontro tra l’arte e la realtà della vita di questa città, nel tentativo di toccare la sensibilità delle persone che vi abitano. Quest’opera è dedicata a loro e a tutti quelli che, passando di qui, sentiranno provenire una musica da questa casa.”